LA SPERANZA FA PARTE DELL’UMANO, COSÌ IMPARIAMO A VINCERE IL TEMPO
Non è un atteggiamento esclusivamente cristiano, ma è presente in tutte le civiltà. Da sempre avvertiamo la magia dell’inizio di un anno, la poesia del ricominciare.
C'è sempre un che di magico e di fatato all'inizio dell'anno, l'umanità l’ha avvertito da sempre e per questo ha configurato quello straordinario rito di passaggio che sono l'ultimo e il primo dell'anno, la notte più rumorosa e la mattina più silenziosa di tutte, un’accoppiata di frastuono e di silenzio che non ha eguali nel resto dell'anno e che coinvolge tutti gli esseri umani, di qualunque strato sociale o livello culturale essi siano. Che senso ha tutto ciò? È la poesia del ricominciare, dell’avere a disposizione un tempo del tutto nuovo in cui si può essere diversi, migliori, magari persino più buoni. Non c'entrano nulla la fede e la religione, si tratta qualcosa che viene prima, che è più profondo, più primordiale, e che ha a che fare con la nostra relazione col tempo. Il tempo: quel mistero dell'essere che, come diceva Giordano Bruno, “tutto toglie e tutto dà”. “Tutto toglie”: un anno è passato e non tornerà più, se n’è andato dove sono finiti tutti gli altri, in quell’antro senza fondo che chiamiamo passato. “Tutto dà”: un anno è intatto davanti a noi con la sua distesa dei giorni e le loro promesse, in quel tunnel che forse ha una luce là in fondo forse no che chiamiamo futuro. Ma come rapportarci a questa distesa dei giorni con le loro promesse, che è poi il tempo della vita che ci rimane da vivere, e che non sappiamo quanto lungo sarà? …