"Leggere e scrivere aspettando la libertà"
"Levarsi la cispa dagli occhi" è il titolo del documentario che getta luce su quello che avviene in carcere e non è visto dagli occhi di chi ne è fuori. Mi piace leggere questo titolo come un invito lanciato ad alta voce da tutti coloro che hanno reso possibile la creazione di questo film. Suona così: "Levatevi la cispa dagli occhi!"
La realtà del progetto "leggere libera-mente" la sto seguendo da qualche mese ma dopo essere stato all'interno delle mura di Opera mi sono reso conto che quest'idea meravigliosa sarebbe potuta diventare patrimonio di molte persone attraverso l'invito del film.
"Levatevi la cispa dagli occhi" viene rivolto in primo luogo a chi è fuori dalle mura: liberatevi dall'idea comune che avete dal carcere perchè ad Opera sta succedendo qualcosa che può diventare modello per altri sistemi carcerari.
I detenuti che si vedono in questo film sono persone libere nello spirito, hanno ritrovato un nuova libertà, un motivo di vita all'interno del carcere attraverso i percorsi di lettura e scrittura creativa. In secondo luogo l'invito è rivolto a chi è dentro e non vuole vedere l'opportunità che gli è davanti agli occhi.
L'immagine che più mi ha colpito della giornata all'interno del carcere è quella dopo la proiezione: i protagonisti del film sono saliti su palco e si sono rivolti a tutti gli altri detenuti che probabilmente non credono all'importanza del progetto. E allora l'invito più forte è rivolto a loro con le parole di Dino: "Leggere e scrivere all'interno del carcere è importantissimo per non essere fagocitati da questa realtà".
Mi auguro che questo film possa far conoscere questo progetto a più persone possibili, a partire dai giovani, che sono la nuova generazione, all'interno della quale deve formarsi l'idea che il carcere non deve solo essere "punitivo" ma anche "costruttivo".
Giovanni Liva – 21 anni
Era da tanto che non vedevo qualcosa di così sentito. Di film e di documentari sul carcere e sui carcerati ce ne sono molti, ma mai uno (con l'eccezione forse di Cesare Deve Morire) che si concentri sul positivo che può nascere da questi posti popolati da persone incomprese ed abbandonate. E' "ironico" vedere come tanta gente alla quale viene tolta la liberta' fisica, riesca a trovarla nella propria mente, con una profondità che troppo spesso sfugge ai 'liberi'. Il prezzo e' molto alto, questo e' ovvio, ma vedendo, come ci mostra il documentario, il positivo in una situazione così disperata, ci si rende conto che la vita di queste persone non e', e non sarà, mai più una vita sprecata. Mi ha colpito la modestia dietro all'eloquenza, l'intelligenza e la sensibilità di ciascuno, forse causata da un profondo senso di colpa e di alienazione, o forse il risultato naturale che nasce dal confrontarsi, come fanno costantemente, con l'assurdità dell'esistenza e l'assenza di risposte al di fuori di noi stessi. Sono persone perse e confuse, ma che sono state costrette a confrontarsi, senza gli svaghi e le distrazioni a disposizione dei 'liberi'. Il risultato e' un gruppo di individui che e' arrivato a valorizzare in modo puro e sentito le cose più importanti nella vita, che vanno aldilà del bene e del male: l'amore, il pensiero e la creatività. Spesso mi sono dimenticato che fossero prigionieri, e questa e' la forza del film, perché distrugge la barriera fra le concezione di persone 'normali' e 'carcerati', sottolineando che 'essere liberi' e 'sentirsi liberi' sono due cose completamente diverse.
Andrea Niada – 22 anni (Laureato in teatro e performance)
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