Il digitale? Questione di libertà

Intervista a Vito Mancuso di Stefania Villa per Altroconsumo, dicembre 2018

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«Il distacco è ciò che ci permette di restare umani» Vito Mancuso

Intervista a Altroconsumo [PDF]

Intelligenza artificiale, big data, privacy: lei collega tutto ciò alla libertà dell’uomo. Perché?

«Io penso che la peculiarità degli uomini consista in quell’energia indisciplinata, potenzialmente creativa e distruttiva, che è la libertà. Tre elementi la rendono matura: la consapevolezza, cioè il sapere della mente; la creatività, cioè l’azione; la responsabilità, cioè la capacità operativa dell’uomo che tiene conto dei sistemi di cui fa parte, introducendo energia positiva. La tecnologia sarà tanto più da valutare positivamente quanto più promuoverà consapevolezza, creatività e responsabilità» …

Ed è così? O ci sono rischi?

«I pericoli ci sono. Il primo è quello del controllo: quando usiamo dispositivi tecnologici, mettiamo a disposizione i nostri dati, quindi c’è qualcuno che li conosce e controlla e quindi ci può essere qualcuno che li usa per manipolarci. E che l’essere umano sia facilmente manipolabile è la storia a dimostrarlo. Ma questo vuol dire tornare a essere non più sapiens, cioè a non essere più capaci di sapienza, cioè di conoscenza del mondo e di responsabilità. Il secondo rischio è quello della perdita di un’altra nostra dimensione, quella del faber: siamo sapiens, ma siamo anche esseri che lavorano con le mani, con capacità artigianali e artistiche. E il fatto che le macchine facciano sempre più cose al nostro posto, ci potrebbe far perdere questa dimensione».

Ma il digitale porta con sé anche comodità, rapidità, efficienza…

«Che ci siano dei benefici, che già si vedono in vari ambiti, è ovvio ma dal mio punto di vista non posso non vedere i rischi che questo mondo porta con sé, di fronte ai quali – però – penso anche che si possa mantenere quel distacco dalle macchine, necessario per governarle e capire dove fanno bene e dove fanno male. Preservare la propria vita interiore, quella dimensione in cui non si è in funzione di altro, diventa in questo senso fondamentale: se perdiamo la capacità di vedere le cose come dall’alto e ponderare quello che facciamo, se perdiamo la capacità di silenzio e distacco – anche solo per mezz’ora al giorno – dal flusso della vita, delle informazioni e dalla gestione delle macchine, perdiamo la capacità di agire e diventiamo solo un ingranaggio. Siamo a un crocevia delicato: serve un salto evolutivo o corriamo il rischio di implodere sotto gli strumenti che abbiamo generato. E tutti, in questo, sono chiamati a dare un contributo, nelle scelte quotidiane: questa nuova sapienza non piove dall’alto, può solo generarsi con fatica dal basso a partire da quel desiderio di rimanere umani, cioè consapevoli, creativi, responsabili e quindi liberi».