Betlemme

Quel luogo tra mito e storia che ha segnato l’Occidente

È controverso che vi sia nato Gesù, ma i vangeli di Matteo e Luca, sia pure in date diverse, ne attestano l’evento. Ma quale significato attribuirgli oggi?

Betlemme [PDF]

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Trovandomi a Betlemme la notte del 25 dicembre di 2018 anni fa con una telecamera, potrei registrare qualcosa? Me lo chiedo perché la peculiarità che il cristianesimo si attribuisce rispetto alle altre religioni è la storicità. Mentre la Torah e il Corano esistevano prima della storia, e nella storia semplicemente si manifestano, le sacre scritture cristiane nascono come registrazione di un evento storico senza il quale non sarebbero sorte. Per l’ebraismo e l’islam il messaggio (Torah e Corano) è più importante del messaggero storico (Mosè e Maometto); per il cristianesimo, invece, il messaggero storico (Gesù) è più importante del messaggio (Vangelo). Anzi si può dire che il messaggio cristiano consiste nel messaggero stesso, nella peculiare identità di quest’ultimo, un’identità – ecco il punto – che si viene a costituire nella storia e come! storia. L’essenza del cristianesimo consiste nell’incontro storico tra l’eternità di Dio (il Verbo, il Logos) e la carne dell’uomo, un incontro così concreto da generare una persona precisa (Gesù) e da avvenire in un punto altrettanto preciso del tempo (anno zero) e dello spazio (Betlemme) … 

È per questo che mi chiedo che cosa potrei registrare con una telecamera a Betlemme la notte del 25 dicembre di 2018 anni fa. Ovviamente l’unica possibilità di rispondere sta nell’analisi critica delle fonti, cioè i vangeli di Matteo e di Luca (la decina di vangeli apocrifi dell’infanzia sono molto meno affidabili). Quanto al giorno, nessuna fonte biblica parla del 25 dicembre, una data associata alla nascita di Gesù solo a partire dal IV secolo. Anzi, in Luca 2,8 si legge che i pastori “pernottavano all’aperto”, il che fa ipotizzare piuttosto la primavera o l’estate che non l’inverno come stagione della nascita di Gesù. Quanto all’anno, Matteo fa nascere Gesù sotto Erode il Grande (cioè prima del 4 a.C. quando Erode morì), mentre Luca lo fa nascere durante il censimento “fatto quando governatore della Siria era Quirinio”, cioè nel 6 d.C. Il che significa che tra Matteo e Luca vi sono più di dieci anni di differenza nella datazione della nascita di Gesù.

La conseguenza è che io con la mia telecamera non so quale giorno di quale anno filmare. Rimane il luogo: che ne è di Betlemme? Gesù vi è nato davvero? Matteo e Luca lo attestano unanimi, e per questo Betlemme è stata da sempre riconosciuta città natale di Gesù, cantata in celebri canzoni come l’Adeste fideles e sede della Basilica della Natività in cui si ammira il luogo preciso della nascita di Gesù contrassegnato da una stella d’argento con la scritta «Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est». Ma i dati evangelici, in modo particolare nei vangeli dell’infanzia, non corrispondono necessariamente a una verità storica, se non altro perché tali dati sono diversi, non armonizzabili tra loro, e Raymond E. Brown, il più stimato esegeta cattolico in materia, conclude il suo ampio studio sui vangeli dell’infanzia dicendo che «qualsiasi tentativo di armonizzare le narrazioni fino a farne una storia coerente è destinato al fallimento» (La nascita del Messia, Assisi 1981, p. 677). Oltre alla già notata differenza sull’anno della nascita, Matteo e Luca dicono cose diverse sul luogo di residenza di Giuseppe e Maria: per Matteo si tratta di Betlemme (e infatti Gesù nel primo vangelo nasce nella casa della sua famiglia), per Luca invece si tratta di Nazaret (e infatti Gesù nel terzo vangelo nasce nella mangiatoia celebrata dai presepi, cui la tradizione apocrifa ha unito l’asino e il bue). Ne consegue che per Matteo la famiglia di Gesù è giudea e Gesù nasce nella sua terra, per Luca è galilea e Gesù nasce al di fuori della sua terra.

Queste discrepanze devono condurre a esercitare una certa cautela anche sul dato della nascita a Betlemme. La cautela si trasforma in vero e proprio dubbio alla luce degli altri due vangeli canonici, Marco e Giovanni, che non parlano della nascita di Gesù ma proprio per questo offrono elementi molto utili per comprendere l’origine dei racconti di Matteo e Luca. Mentre Marco 6,1 dice che la “città natale” di Gesù è Nazaret («il greco patrís designa la città natale», scrive Rudolf Pesch), in un passo di Giovanni si legge che alcuni abitanti di Gerusalemme, avendolo sentito predicare, erano giunti alla conclusione che era il Cristo. Ma ecco che altri, subito, obiettano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?» (Giovanni7,41-42). 

Questo brano a mio avviso mostra con sufficiente chiarezza il motivo che condusse Matteo e Luca a collocare la nascita di Gesù a Betlemme, il cui prodest che sta dietro la loro composizione. Gesù, essendo il Messia, “doveva” nascere a Betlemme, perché il Messia era atteso per l’appunto a Betlemme, come appare anche da Michea 5,1 («E tu Betlemme non sei davvero l’ultima delle città di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo Israele»), testo citato da Matteo come adempiuto in Gesù. 

Se a questo si aggiunge l’importanza del titolo “figlio di Davide” (in Matteo ricorre una decina di volte, compreso l’incipit di 1,1 e il saluto della folla di Gerusalemme a Gesù in 21,9), appare con ancora maggiore evidenza la convenienza teologica di saldare Gesù di Nazaret con Betlemme, la città, per l’appunto, di Davide. Il processo che ha portato a privilegiare Betlemme rispetto a Nazaret consiste quindi in questo triplice passaggio: 1) Gesù è il Messia; 2) il Messia è figlio di Davide; 3) Gesù, il Messia, è nato a Betlemme, la città di Davide. L’unione di questi tre elementi è all’origine della leggenda di Betlemme che ha soppiantato il dato storico di Nazaret. In realtà «la maggioranza degli studiosi dubita che Gesù nacque a Betlemme» (The Cambridge Companion to Jesus, pag. 22) e Raymond E. Brown ha scritto di «prove positive a favore di Nazaret e della Galilea quale città di origine o regione natale di Gesù» (La nascita del Messia, Assisi 1981, p. 700). E i teologi odierni (Joseph Ratzinger compreso) mostrano almeno indirettamente di non assegnare credibilità storica ai vangeli dell’infanzia quando iniziano i loro libri su Gesù dal battesimo nel Giordano, e non, com’era tradizione e come dovrebbe essere logicamente, dalla nascita a Betlemme. Il che porta a concludere che una telecamera a Betlemme 2018 anni fa non avrebbe avuto nulla, purtroppo, da filmare.

La ricerca storica procura non poche difficoltà alla dottrina e alla tradizione. Solitamente la teologia se ne esce distinguendo tra narrazioni con finalità storiografica e narrazioni con finalità teologica, come nel caso appunto della nascita di Gesù, collocata a Betlemme per finalità teologiche (kerygmatiche), e non a Nazaret come avrebbe voluto un resoconto con finalità storiografiche. Mi chiedo però, a questo punto, come tale distinzione tra kerygma e storia si possa conciliare con il radicamento nella storia che il cristianesimo si attribuisce e con la convinzione che sia proprio la storicità a rendere l’annuncio cristiano del tutto diverso rispetto alle altre religioni. Si tocca qui, a mio avviso, il problema decisivo del pensiero cristiano.

Vito Mancuso