«Non ha pensato Dio, lo ha patito».
Papa Francesco e la Teopatia [PDF]
Il termine teologia mal si adatta al pensiero e direi anche alla vita di Jorge Mario Bergoglio. Occorre piuttosto coniare un altro termine al fine di illustrare adeguatamente il suo aver parlato di Dio, il suo averlo rappresentato, il suo essere stato (per riprendere la celebre definizione del Papa data da santa Caterina da Siena) “il dolce Cristo in terra”. Questo neologismo, non bello ma a mio avviso efficace, è il seguente: teopatia. Non teo-logia, ma teo-patia. Esattamente come si parla di simpatia e di empatia per contrassegnare il risuonare dell’emotività di fronte a un altro essere umano o a una situazione di vita, così, per il pensiero di Dio espresso da papa Francesco negli scritti e soprattutto nella vita occorre parlare di teo-patia. Egli non ha pensato Dio, lo ha patito. Non è stata la logica, è stata piuttosto la passione a costituire la sigla del suo incontro con il Mistero del mondo capace di produrre Amore a cui ci si riferisce tradizionalmente dicendo Dio. Questo incontro passionale tra il Mistero da un lato e la sua coscienza e le sue viscere dall’altro ha prodotto in papa Francesco sia la dolcezza, lo slancio e l’entusiasmo, sia l’indignazione, la protesta e talora anche la rabbia. Esiste infatti un lato oscuro, una “Dark Side of the Moon” come cantavano i Pink Floyd, anche della passione per Dio.